La crescita internazionale è al centro degli investimenti di Vinitaly e risponde alla volontà della fiera veronese di sostenere l’internazionalizzazione del vino italiano. Presentando a Milano la prossima edizione della manifestazione, che si terrà a Verona dal 19 al 22 aprile 2020, il direttore generale Giovanni Mantovani ha evidenziato gli sforzi e i risultati ottenuti in Brasile con Wine South America e ora la volontà di imporsi anche in Cina con Wine to Asia, che si terrà dal 9 all’11 novembre 2020 (data spostata rispetto all’iniziale intenzione di partire a giugno).
Essere presenti in Cina, ha detto Mantovani, è necessario, soprattutto in un momento nel quale il mancato pericolo legato ai dazi Usa non autorizza nessuno a tirare un sospiro di sollievo, perché l’impressione è che la partita possa essere riaperta in futuro. Inoltre, ha affermato il dg di Veronafiere: “I dati relativi all’export italiano negli Usa dei primi otto mesi non possono essere certo considerati un successo. Oggi sarebbe un rischio enorme insistere esclusivamente sui mercati tradizionali e sugli Stati Uniti. Quindi in Cina dobbiamo esserci. Wine to Asia rappresenterà un supporto straordinario alle attività delle aziende italiane, ma non sarà una manifestazione per tutti. Ci sono aziende in grado di affrontare questo grande mercato e aziende non in grado. Poiché non tutti possono vincere la scommessa cinese, metteremo in campo solo chi la può vincere”.
I dati di cui parla Mantovani sono in chiaroscuro. L’aggiornamento appena uscito e non ancora reso noto dall’Osservatorio Vinitaly di Nomisma Wine Monitor evidenzia che anche nel mercato statunitense, la performance italiana è sotto media. La crescita a valore è a +3%, contro una media import vicina a +8% e con la Francia che quasi quintuplica il dato italiano, a +14%. Ora i dazi potranno cambiare le carte in tavola, ma il report di mercato dice che a oggi quella italiana è la crescita minore tra i top 6 fornitori, e dice anche che oltre al solito aumento in doppia cifra dello sparkling (+10,6%) i vini fermi imbottigliati negli Usa non vanno oltre un incremento dell’1,2 percento.
Attendendo la nuova manifestazione che avrà sede a Shenzhen, con 400 espositori internazionali, Vinitaly ha archiviato l’ultima edizione di Wine South America con un aumento del 30% dei partecipanti, con più di 300 aziende espositrici da tredici Paesi e 6.600 operatori professionali da 21 nazioni. “E non è poco – ha sottolineato Mantovani – perché non possiamo più considerarlo un evento brasiliano, ma inizia a rappresentare una porta per diversi Paesi dell’America Latina”.
Oltre all’internazionalizzazione, i temi cruciali per Vinitaly sono rappresentati dagli investimenti in digitalizzazione, comunicazione e cultura del vino e infine nel captare le tendenze in atto nel mondo del vino. A questo proposito partirà, nella prossima edizione, una nuova iniziativa, denominata Micromega Wine, focalizzata sui trend del wine e affidata a Ian D’Agata. Mantovani ha infine annunciato la realizzazione, a inizio 2020, del nuovo portale di Vinitaly, mirato a rafforzare l’immagine e il valore del brand fieristico. “Tutto quello che faremo d’ora in poi sarà gestito con il marchio di Vinitaly. Vogliamo che un soggetto fieristico italiano sia protagonista della crescita del Pil nazionale”, ha concluso il dg.