Con il lancio di Flavor, Parma si allea con Firenze (ma senza Colonia) per creare un evento lifestyle dedicato alla fascia alta del mercato fuori casa. La competizione, più che con Host a Milano, è con Sirha a Lione
“Credo che in settembre presenteremo il progetto Flavor”. Antonio Cellie, ceo di Fiere di Parma, annuncia il lancio dell’evento che si terrà nel 2020 alla Fortezza da Basso a Firenze. Le date sono dal 4 al 6 ottobre, manca quindi oltre un anno al taglio del nastro, ma il progetto della nuova manifestazione, che vede la concretizzazione dell’alleanza tra Fiere di Parma e Pitti Immagine, è già stato studiato e condiviso per l’implementazione. Ora però la start up dovrà spingere i motori della promozione al massimo per coinvolgere gli operatori. Una impresa non impossibile se si guarda al track record degli organizzatori: nell’area del food, Fiere di Parma è il regista di Cibus e Connect mentre Pitti Immagine organizza Taste, il salone dedicato alle eccellenze del gusto e del food lifestyle.
IL PREZZO NON CONTA
L’ultima manifestazione enogastronomica fiorentina dello scorso marzo, svoltasi alla Leopolda, ha raccolto 400 espositori, per lo più operanti nella fascia alta di mercato. “Con Flavor capitalizziamo le nostre esperienze nel food service mentre Taste è specializzata nei prodotti di nicchia e quindi potenzialmente nell’alta ristorazione” osserva Cellie. Nelle intenzioni dei promotori, Flavor (che tradotto dall’inglese sta per aroma o sapore) vuole essere più un evento che una fiera classica. Un appuntamento in cui saranno coinvolti i migliori protagonisti delle forniture per l’horeca (bakery, confectionary, pastry making), food tech, servizi alberghieri e quant’altro. Non c’è il rischio che la selezione delle forniture, l’attività di sourcing, finisca col restringere eccessivamente la partecipazione? “Non credo”, risponde il ceo del polo espositivo emiliano. “Saranno coinvolti nomi come Longino & Cardenal, Selecta ed altri di primo piano, ma oggi molte grandi imprese hanno produzioni nell’alto di gamma. In questo comparto il prezzo non conta: è solo la qualità dei prodotti ad orientare la scelta degli operatori”. Cellie poi richiama l’effetto clessidra prodottosi nella selezione e distribuzione di forniture per l’horeca (l’acronimo si riferisce ai settori di hotel, ristoranti, bar, catering). Dove sono cresciute le fasce di prodotto basic e alta-altissima. A tutto danno della fascia intermedia che ne è rimasta quasi strozzata.
FUORI COLONIA
Flavor si ispira, in piccolo, a Host Milano? “Assolutamente no”, replica Cellie. “Piuttosto a Sirha di Lione, anche se la fiera francese è un colosso da oltre 200 mila metri quadrati, ma noi faremo almeno 40 mila metri quadrati. Il 70% degli espositori rientrerà nella categoria del food e il restante 30% nel non food. Un’attenzione particolare sarà dedicata anche all’arte della tavola, ma in generale faremo outing per il design. Le componenti dello stile e del glamour avranno un peso elevato”. La manifestazione transalpina Sirha si svolgerà dal 23 al 27 gennaio 2021, cento giorni dopo Flavor. Nell’ultima edizione del 2019 (è biennale) hanno partecipato, secondo dati ufficiali, circa 3.200 espositori (di cui 120 italiani e 1.200 francesi) su 140 mila metri quadrati; il 70% degli espositori rientrava nell’area del food. La sorpresa di Flavor è l’assenza della Fiera di Colonia. In un primo tempo data per certa attraverso la partecipazione di Kpe, la società paritetica tra Parma e Koelnmesse. Non a caso Flavor è stata posizionata nell’anno di assenza di Anuga: la fiera di Colonia si tiene infatti nell’autunno degli anni dispari. Poi qualcosa non dev’essere andato per il verso giusto e la Fiera di Colonia si è ritirata. “E’ una fiera troppo piccola per le dimensioni di Colonia”, spiega Thomas Rosolia, amministratore delegato di Koelnmesse Italia. “Il settore dell’hospitality sta vivendo nel mondo una fase di grande sviluppo, ma per potersi esprimere deve avere un quartiere adeguato, di grandi dimensioni. Flavor ha scelto un posizionamento alto di gamma, ma così finisce per rimanere di dimensioni modeste”. Forse Flavor dà fastidio ad altre manifestazioni tedesche? “Direi proprio di no – replica Rosolia -. Si tratta di fiere consolidate e di ben altre dimensioni”. “Nessun mistero o chissà quale motivazione. Colonia ha altre priorità e lanciato nuovi progetti in Asia, sui quali stiamo collaborando. Vuole fare le fiere mainstream e fanno fatica a considerare formati di nicchia o diversi”, è la replica di Cellie.
FIERE PANZER
Nei fatti, le manifestazioni tedesche presidiano largamente il grande business dell’hospitality, sul modello della biennale milanese Host (18-22 ottobre 2019). Sono due manifestazioni annuali che si tengono a distanza di meno di un mese: Intergastra di Stoccarda (15-19 febbraio 2020) dedicata a “hotel and gastronomy business”, quest’anno in partnership con Gelatissimo, e che nel 2018 ha ospitato 1.422 espositori e circa 100 mila visitatori; Internorga di Amburgo (13-17 marzo 2020 ndr), dedicata a foodservice e hospitality: per la 93esima edizione hanno aderito oltre 2.700 espositori. Ma anche la milanese Host è da annoverarsi tra i giganti europei dell’hospitality. Sono circa duemila, distribuite su 100 mila metri quadrati, le aziende che vi parteciperanno: tra queste, quasi 1.200 sono italiane e il resto proveniente da 54 Paesi. La ristorazione professionale rimane il settore più rappresentato (38%), seguito da caffè/tea, bar macchine da caffè/vending, tavola. Nelle tre manifestazioni europee, più Sirha del 2021, non risultano nei cataloghi dei partecipanti i nomi di Longino & Cardenal (appena quotata all’Aim di Milano) o Selecta. Da qui la conclusione che lo scontro frontale con le grandi fiere specializzate europee sarebbe fuori da ogni logica: Flavor dovrà lavorare su un format specialistico, di nicchia e con una identità precisa che poi è quella del prodotto italiano premium.
NON PIÙ CIBUS-DIPENDENTE
Negli ultimi dieci anni il polo espositivo emiliano è evoluto a tal punto che nel conto economico 2018 l’incidenza dell’Ebitda di Cibus è passata dall’80% dell’anno di arrivo di Cellie (il 2008) al 35% del 2018. L’anno scorso i ricavi sono stati di 41 milioni e l’Ebitda di 9. “Nel bilancio 2019, nonostante sia di un anno dispari, grazie all’evoluzione di Cibus Tec ormai grande quanto Cibus, di Mercante in Fiera e del Salone del Camper nonché allo sviluppo di Mecspe ed Sps – ha detto Cellie – l’Ebitda manterrà pressappoco lo stesso livello dell’esercizio precedente. La perdita di Mecspe (automazione) dal 2021 come si tradurrà sul conto economico? “Non abbiamo ancora fatto il budget 2021 – risponde Cellie – ma il nostro piano industriale prevedeva l’addio di Mecspe e la sostituzione dei margini non elevatissimi da essa generati (è una fiera ospitata) con il rilancio della nostra storica subfornitura rinforzata da alcuni settori confinanti ed integrati della meccanica nonché dal grande sviluppo di Sps che a questo punto potrà allargare le sue merceologie.” Diversa la carta d’identità di Pitti Immagine, pur operando nell’ambito degli eventi. La società fiorentina promuove, in primis, al livello internazionale l’industria e il design della moda, attività che di recente si è estesa anche ai settori dell’enogastronomia e dei profumi. Pitti immagine srl è controlla con una quota dell’85% dall’holding Centro di Firenze per la Moda italiana. Nel 2017 Pitti Immagine srl ha realizzato ricavi per 30,1 milioni e un utile netto di 75 mila euro.
Emanuele Scarci