Il primo semestre di Italian Wine Brands si è chiuso con ricavi sostanzialmente stabili e con un significativo incremento della marginalità misurata in ebitda. Le vendite nel periodo considerato hanno superato di poco i 70 milioni contro i 69,9 del corrispondente periodo 2018, per effetto di un rafforzamento all’estero, dove il gruppo ha incassato 54,4 milioni (+1,1% sul 2018), e di una leggera flessione sul mercato domestico dove sono stati realizzati 15,4 milioni (-2,3% sul 2018). Nello stesso periodo, l’ebitda restated ha raggiunto i 7,3 milioni di euro, per un’incidenza di oltre il 10% sui ricavi, contro i 6,1 milioni del primo semestre 2018.
La società che opera con una dozzina di marchi, tra cui Giordano Vini, attribuisce l’aumento dei margini a tre fattori: la distensione sui prezzi di acquisto a seguito dell’abbondante vendemmia 2018, l’appeal crescente dei prodotti a marchio proprio che esprimono marginalità sensibilmente superiore rispetto ai prodotti entry level e infine il contenimento dei costi commerciali variabili e dei costi fissi di struttura delle società operative. Di conseguenza, l’utile netto del primo semestre è salito da 2,2 fino a 2,7 milioni di euro.
Nella suddivisione per canali di vendita, la crescita è stata significativa nella divisione wholesale, che oggi vale 37,3 milioni nel semestre, mentre la divisione distance selling conferma un trend negativo (-5,5%) e chiude a 32,4 milioni di ricavi, contro i 34,3 del primo semestre 2018 e gli oltre 38 dello stesso periodo 2017.
“Le strategie di prodotto e di marketing, volte a valorizzare i molteplici brand proprietari, ci hanno consentito di innalzare il valore percepito dai nostri clienti e di aumentare quindi volumi e margini, posizionandoci nella fascia premium del mercato europeo”, ha affermato in una nota il presidente e amministratore Alessandro Mutinelli. “Si può affermare che oggi il gruppo è ben proiettato nel futuro, pronto a cogliere opportunità di crescita esterna, con una posizione competitiva sempre più solida e una notevole forza finanziaria”.