Portare la Calabria al di fuori della Calabria, puntando sulle sinergie tra aziende e vini di alta qualità. È questa, in sostanza, la strategia di Librandi, l’azienda vinicola di Cirò Marina che conta su sei tenute per un totale di 350 ettari, di cui 232 vitati, 80 a uliveto e i restanti boschivi. “Abbiamo iniziato negli anni ’50, con mio nonno che faceva il contadino e vendeva soprattutto uva, questo finché non ha iniziato a vinificare, anche se la commercializzazione vera in bottiglia è iniziata con mio padre e mio zio negli anni ’60”, ha spiegato a PambiancoWine&Food Raffaele Librandi. “All’inizio la cantina era molto piccola e poi, man mano, grazie a diversi investimenti, ha iniziato ad ingrandirsi. Durante la prima fase abbiamo spinto molto sull’aspetto commerciale, siamo stati infatti i primi ad uscire dai canali di vendita tradizionali del vino calabrese andando in Germania, negli Stati Uniti, Svizzera e Danimarca. A questo ha fatto seguito una fase di ricerca orientata, tra gli altri, ai vitigni internazionali con Cabernet, Chardonnay, Sauvignon, e sono poi arrivati i primi riconoscimenti importanti, soprattutto con il Gravello. Questa fase ci ha dato prestigio e importanza e ci ha permesso di tornare sui vitigni autoctoni. Ora siamo in un ulteriore fase di cambiamento, in cui vogliamo puntare sul territorio sempre di più”.
Come? In primis lanciando la nuova linea Segno, con le tre nuove etichette pensate per i doc Cirò rosso, rosato e bianco. “Segno nasce per sottolineare ancora di più il legame con il territorio. Noi in Calabria abbiamo un mercato fortissimo, e Segno nasce per dar vita a una doppia linea sul Cirò base dove bisogna differenziare tra grande distribuzione e ristorazione. C’era infatti l’esigenza di avere una linea un po’ superiore solo per la ristorazione”. Puntare sul territorio rappresenta infatti “la nostra strategia, che si realizza anche facendo sistema con le altre aziende così da far conoscere di più il Cirò, e aumentarne la richiesta. Questo è importante perché a livello di singola azienda è difficile crescere sia in Italia che, soprattutto, nei nuovi mercati”. Non a caso, infatti, Raffaele Librandi è presidente del Consorzio di tutela e valorizzazione del vino Doc Cirò e Melissa, il quale si sta adoperando per creare cooperazione tra le aziende partecipanti così da promuovere manifestazioni, eventi e progetti di ricerca. Il consorzio, inoltre, ha dato avvio all’iter per ottenere la dogc.
L’azienda, nello specifico, conta su un fatturato di circa 10 milioni di euro (di cui circa il 2% realizzato dal business legato all’olio) suddiviso equamente tra estero ed Italia, e, per il 2019, “ci aspettiamo una situazione sostanzialmente stabile, questo perché lavoriamo soprattutto nei mercati più saturi come Nord Europa, Stati Uniti, Italia, in cui la crescita è difficile”.
Tra gli altri progetti dell’azienda vi è quello legato all’ospitalità, con alcune stanze situate nella tenuta Rosaneti e dedicate esclusivamente ai clienti. Non solo, anche la sostenibilità rivestirà un ruolo sempre più cruciale, sia nella sua declinazione sociale, e quindi con al centro i dipendenti, sia ambientale, tanto che già da due anni l’azienda sta testando dei vigneti in biologico, che economica.