Il Beverage legato alla frutta sta vivendo un momento di transizione. e se i consumatori richiedono prodotti più salutari, le aziende rispondono. Strizzando l’occhio (anche) alla mixology
Bio, senza zuccheri, coloranti e neanche conservanti. Al bancone del bar il consumatore di frutta sta diventando sempre più esigente e nelle proprie scelte d’acquisto pone in primo piano la salute, anche a costo di un prezzo più elevato. Una tendenza, questa, che si colloca all’interno dei macrotrend legati al benessere della persona e a uno stile di vita sano, che porta a privilegiare il consumo di prodotti freschi ai confezionati. Così, in questo clima healthy, le aziende iniziano a rivedere la propria offerta, associando alle proposte più ‘convenzionali’ prodotti innovativi, in modo da incontrare sia i palati più reattivi a sperimentare, che quelli ancorati ai vecchi sapori.
VIA LO ZUCCHERO
“In generale, il settore dei succhi di frutta, per quanto riguarda il canale horeca, sta soffrendo, registrando un’erosione anno su anno tra l’1,5 e il 3% in termini di vendite, fatta eccezione del 2017, anno in cui l’estate particolarmente calda ha favorito la domanda”, ha spiegato a PambiancoWine&Food Gabriele Angeli, direttore marketing horeca di Conserve Italia, il gruppo cooperativo emiliano da 894 milioni di ricavi nell’esercizio chiuso al 30 giugno 2018. “Ciò non significa che non venga consumata frutta al bar. Qui, infatti, i prodotti freschi come centrifugati ed estratti vedono una crescita dei consumi a differenza dei succhi, i quali stanno avendo vita difficile principalmente per due motivi: il prezzo percepito come particolarmente alto (nella forchetta tra i 2,5-3 euro a bottiglietta da 200ml) e per la presenza dello zucchero, sempre più oggetto di campagne denigratorie che vedono in questo ingrediente un elemento dannoso per la salute”. Conserve Italia è leader in Italia sul formato per bar e ristorazione da 200 cl, con una quota stimata attorno al 60% del mercato totale. Una leadership guadagnata attraverso i succhi di frutta a marchio Derby Blue, Yoga e Valfrutta Bio i quali hanno generato, nel ‘fuoricasa’, un giro d’affari di circa 50 milioni di ricavi nel 2018. Proprio con il marchio Yoga, il gruppo cerca di andare incontro alle nuove esigenze del mercato proponendo L’Arte del 100% ovvero la sua prima linea di succhi 100% frutta e 100% veggie, senza zuccheri aggiunti, coloranti e conservanti e gluten free. “L’abbiamo lanciata l’anno scorso e il riscontro è stato positivo, anche se in alcune zone l’operazione è più lenta, come ad esempio al Sud, dove il consumatore è più abituato ai sapori dolci”. Una visione, quella verso un prodotto sempre più healthy, che sta prendendo forma anche con il brand Derby Blue, con cui “stiamo testando, tramite alcuni clienti, una bevanda ad alto contenuto di frutta e senza zuccheri aggiunti”, e che culmina con il bio a marchio Valfrutta. Anche Santal, marchio del gruppo Parmalat, associa a un’offerta di succhi ‘tradizionali’ una gamma di prodotti in linea con i trend del settore. Come spiegato dalla direzione vendite Out of Home di Parmalat, infatti, “il consumatore ricerca oggi sempre di più qualità e naturalità, e sono proprio questi gli elementi su cui puntiamo. Da tempo Santal ha avviato un proprio progetto per rendere sempre più naturali le proprie ricette e molti dei nostri prodotti sono già ora caratterizzati dal bollino ‘100% di origine naturale’ che significa senza conservanti, senza coloranti e utilizzo di soli aromi naturali”. In quest’ottica, si contano succhi bio 100% declinati in cinque gusti (arancia, pera, ace, ananas, pesca e uva), i senza zuccheri (arancia, ace, ananas), le centrifughe 100%, i top mix (frutti rossi, tropical, multifrutti), a cui si aggiunge la linea Santal Plus, la quale associa alla frutta una goccia di latte. Il biologico va così a rappresentare una leva non indifferente nelle scelte di consumo dei consumatori, e le aziende che da sempre ne sono state portabandiera, poggiando le proprie fondamenta su questi valori, si trovano ora avvantaggiate. “Per un’azienda come Fonte Plose questo trend rappresenta la conferma di un lavoro che noi abbiamo iniziato già nel 2009 con i primi succhi e nettari di frutta BioPlose”, ha spiegato Andreas Fellin, vice presidente di Fonte Plose. “Fin dall’inizio abbiamo puntato sulla massima qualità e sulla frutta 100% biologica, senza coloranti né conservanti, imbottigliando solo e rigorosamente in vetro, proprio per mantenere quanto più possibile le caratteristiche di gusto e nutrizionali della frutta. Ecco che allora in un mercato in cui il succo di frutta in bottiglia è in un fase di incertezza, noi continuiamo a crescere”. La linea BioPlose, infatti, vale circa il 30% del fatturato del gruppo, che nel 2018 si è attestato a quota 12 milioni, e registra “un trend di crescita costante che vogliamo certamente mantenere”. Un risultato, questo, sospinto da una proposta costantemente aggiornata che, in aprile, per esempio, ha visto il lancio del “succo di pomodoro biologico, anche questo pensato proprio per il bar. Con questa introduzione – ha proseguito Fellin – abbiamo la ‘presunzione’ di colmare una mancanza, riscontrata in molti locali ed evidenziata da barmen sempre più attenti agli ingredienti e alle preparazioni delle bevande, di un succo di pomodoro bio di alta qualità e confezionato in vetro. In questo modo andremo a completare l’offerta di succhi biologici della linea, entrando inoltre in un ambito in grande fermento, la mixologia”. Il nuovo Pomodoro BioPlose, infatti, “potrà essere gustato solo ma utilizzato anche quale base (di qualità!) nelle tante varianti di cocktail Bloody Mary e altri abbinamenti suggeriti dalla fantasia di barmen e bartender. Quello dei cocktail fino ad oggi è stato un mondo per noi meno interessante, ma anche qui stiamo osservando un significativo spostamento verso il ‘low alcool’, l’utilizzo di prodotti più genuini, biologici e a base di frutta, con importanti opportunità che stiamo studiando e valutando”.
COCKTAIL TREND
Proprio verso il mondo della mixology si sta focalizzando l’interesse di un altro grande player nel campo, ovvero Bevande Futuriste. Il gruppo, nato nel 2014 per rispondere all’esigenza del pubblico (soprattutto quello femminile) di trovare in bar, ristoranti e hotel prodotti biologici con bassi quantitativi di zuccheri, ha infatti dedicato un’intera linea a questa categoria. Con il brand Cortese, infatti, il gruppo si propone di “andare oltre il prodotto, così da promuovere soluzioni di qualità anche negli ambiti dell’alta cucina e miscelazione”, come spiegato da Elena Ceschelli, socia fondatrice e direttore marketing di Bevande Futuriste. Proprio per questo, la realtà veneta ha lanciato Cortese Experience. Il progetto è partito lo scorso 21 marzo a Milano, al Bulk Mixology Food Bar dello chef stellato Giancarlo Morelli e si pone l’obiettivo di “coinvolgere i migliori chef per invitarli a dedicarsi al mondo dei cocktail, il quale sta diventando sempre più importante”. Cortese, nello specifico, si compone della linea Originale 1959, l’alternativa biologica alle bevande frizzanti (con referenze che spaziano dall’arancia rossa alla limonata alla cedrata e melagrana, fino ad arrivare alla classica tonica), Premium Soft Drink (con, per esempio, soda, lemon, ginger beer), dedicata ai più alti livelli di mixology, e Scortese, la linea super premium composta da una pura tonica, da una bitter citrusy e una ginger beer, queste ultime entrambe biologiche (il resto dell’offerta Cortese è da considerarsi invece naturale). Il biologico, infatti, è uno dei cavalli di battaglia di Bevande Futuriste che, nella propria offerta, conta infatti i succhi bio di DiFrutta, che pesa per il 55% su un giro d’affari di oltre 6 milioni di euro, e i Bio Ice Tea di Amatè.
FUTURO PLASTIC FREE
Il rispetto per la propria salute non si esaurisce però nel ‘contenuto’, ma passa anche dal contenitore. Così, a un’offerta di frutta in bottiglia sempre più healthy, si aggiunge l’attenzione delle aziende nei confronti del packaging, il quale dovrà essere sempre più eco-friendly. Via libera così ai materiali riciclati e riciclabili, come vetro, cartone e lattine. Le possibilità sono tante, il divieto uno solo: basta plastica.