Con un consolidato di 35 milioni di euro, composto per quasi trenta milioni dal vino e poco più di cinque dall’hospitality, il gruppo Tommasi Family Estates ha archiviato un anno all’insegna della leggera crescita, realizzata con il contributo positivo dell’Italia che ha un’incidenza di appena il 14% sui conti della società veronese, ma nel 2018 ha performato decisamente bene anche in termini di prezzo medio.
“La crescita più significativa l’ha avuta proprio il mercato interno – spiega a Pambianco Wine&Food Pierangelo Tommasi, executive director di Tommasi Family Estates – e questa è anche la conseguenza delle acquisizioni messe a segno negli anni. Quella di Paternoster in Basilicata, ad esempio, ci ha offerto un buon valore aggiunto di posizionamento, aprendo le porte per l’ingresso di nuovi clienti. Lo stesso si può dire per Podere Casisano a Montalcino e in generale per tutte le tenute del gruppo”. Ne fanno parte anche Tenuta Caseo in Oltrepò, Poggio al Tufo in Maremma e Masseria Surani in Puglia, oltre naturalmente alle aziende basate in Veneto tra Valpolicella, Lago di Garda e Soave.
La principale novità del 2018 è stato il lancio del marchio De Buris, con il quale Tommasi intende diventare un punto di riferimento nel segmento lusso. Prende il nome dalla più antica villa della Valpolicella, acquisita con l’obiettivo di inserirla all’interno del progetto hospitality. Si tratta di un Amarone cru realizzato con uve provenienti da vigne di oltre 40 anni e coltivate in circa 1,8 ettari dedicati esclusivamente a De Buris tra i 10 ettari che compongono il vigneto La Groletta.
“Siamo convinti che il segmento alto debba crescere e a questa certezza risponde il progetto De Buris, con cantina dedicata e realizzata all’interno della villa. Nella prima annata, il 2008, abbiamo prodotto 7.940 bottiglie e 300 magnum, di cui duemila per Italia e il resto destinate alla clientela internazionale. Con De Buris non vendiamo solo un vino, vendiamo un’esperienza”, sottolinea Pierangelo Tommasi. Il progetto prevede inoltre la ristrutturazione della villa, dove verrà realizzato entro tre anni un hotel a cinque stelle, e in autunno l’avvio di una Fondazione a tutela dei tesori della terra e dell’arte.