L’home restaurant inizia a far breccia anche in Italia, dove le possibilità di sviluppo sono interessanti e legate allo sviluppo di un turismo esperienziale. A conferma della fiducia per questo business compaiono i dati di bilancio e soprattutto la capacità di attrazione sugli investitori da parte della startup Le Cesarine-Home Food.
Nel giro di un anno, il fatturato è cresciuto da 20 a 400 mila euro e per il 2019 Davide Maggi, contitolare assieme a Massimilano Benedetti della piattaforma di cucina casalinga italiana, mette a budget i due milioni di ricavi. “A quel punto, saremo appetibili per un ulteriore round di investimento”, dichiara a Pambianco Wine&Food l’imprenditore bolognese, che ha rilevato il marchio due anni fa. Già, perché il primo round è già stato concluso a maggio e ha spinto un gruppo di manager e imprenditori italiani a versare un milione di euro per finanziare il progetto. Tra i finanziatori compaiono i Daniele Ferrero (Venchi), Niccolò Branca (F.lli Branca distillerie), l’ex ceo di Benetton Marco Airoldi e l’ex managing director de L’Occitaine Emmanuel Osti.
L’esperienza de Le Cesarine ha ormai un passato ben radicato, essendo iniziata nel 2004. La svolta da un ambito quasi amatoriale a un progetto più complesso inizia con l’acquisizione da parte di Maggi e di Benedetti, che pur rispettando la mission iniziale ovvero preservare e trasmettere il patrimonio della cucina territoriale realizzata nelle case, aperte agli ospiti desiderosi di assaggiare i piatti cucinati nelle loro dimore, hanno avviato il fund raising volto allo sviluppo di network e offerta. A oggi sono circa 600 le case e persone che non si limitano a organizzare cene, ma arrivano a creare offerte customizzate di corsi di cucina. I clienti? “Sono perlopiù turisti americani – risponde Maggi – e talvolta organizzano vacanze itineranti in Italia per provare la cucina delle ‘cesarine’ nelle diverse città. Abbiamo una copertura quasi totale del territorio nazionale, con presenze rilevanti nelle città d’arte come Roma, Firenze, Bologna dove siamo nati, Venezia dove nonostante le difficoltà iniziali oggi siamo arrivati a proporre servizi anche nelle barche. E poi Milano, Napoli e costiera, Torino, una trentina di cesarine in tutta la Sicilia, i laghi del nord…”.
Il business plan prevede lo sviluppo in Italia e anche all’estero, con la ricerca di ‘cesarine’ nelle principali città internazionali partendo dall’Europa (Berlino, Londra, Parigi) e da New York. Inoltre, Maggi punta a far crescere il valore degli introiti di ciascuna attività coordinata dalla piattaforma, per imporre il network Le Cesarine come il più grande home food retail italiano. “Per centrare il risultato – sottolinea – occorre imporre il brand, potenziare il numero di ‘cesarine’ e sviluppare gli accordi di partnership come quelli raggiunti con le maggiori online travel agency (OTA) come Airbnb, Viator, Expedia, GetYourGuide. Inoltre dovremo puntare anche a livello b2c, facendo arrivare l’utente direttamente alla piattaforma”.
In prospettiva, Maggi prevede una svolta del modello di business. “Oggi siamo travel, domani saremo sempre più educational, perché coprendo tutte le ricette della cucina italiana potremo sviluppare dei prodotti ad hoc, dai ricettari alla vendita degli stessi prodotti gastronomici a nostro marchio. Non sarà domani, ma intanto la formula sta funzionando e siamo passati, in breve tempo, da 5 a 50 mila euro di giro d’affari mensile”.