I prodotti agroalimentari di qualità vincono e convincono. Una conferma di questo trend giunge dai dati forniti dal rapporto Ismea Qualivita: nel 2017, le dop italiane sono cresciute del 2,6% e arrivano a 15,2 miliardi di euro, di cui 8,3 sono originati dal vino e quasi 7 dal food. Una crescita superiore alla media, se si pensa che il comparto delle indicazioni geografiche italiane supera di mezzo punto percentuale l’incremento del settore agroalimentare nel suo complesso, fermo al +2,1 percento. Anche se il contributo del mondo dop, per quanto rilevante, continua a essere minoritario: si tratta infatti del 18% del valore economico complessivo del settore agroalimentare nazionale.
Nell’ambito food, per valore alla produzione, sono i formaggi a far la parte del leone nelle dop con 3,9 miliardi di giro d’affari, davanti ai prodotti a base di carne con 2 miliardi. In vetta c’è il Parmigiano Reggiano con 1,34 miliardi (+19,5%), davanti al Grana Padano (1,29 miliardi) e al Prosciutto di Parma (0,85). Nel vino il dominio è del nordest, con il Prosecco doc a 631 milioni davanti al Prosecco docg con 184 milioni e alla igp Delle Venezie con 184 milioni.
L’Italia ha il primato mondiale dei prodotti a denominazione di origine con 822 tra dop, igp e stg registrate a livello europeo su 3.036 totali nel mondo. E il numero continua a crescere: nel 2018 sono stati registrati in Italia la Pitina igp (Friuli-Venezia Giulia), il Marrone di Serino igp (Campania), la Lucanica di Picerno igp (Basilicata) e il Cioccolato di Modica igp (Sicilia), primo cioccolato a indicazione geografica al mondo.