“Siamo tornati oggi all’operatività dopo le trattative e non vedevamo l’ora”. Raggiungiamo telefonicamente Linda Maroli, in auto assieme a Santo Bellistri, subito dopo la diffusione della notizia della vendita a Cigierre. Sono state giornate, anzi settimane, ovviamente intense per i soci di Temakinho, pronti a rimettersi in gioco per far crescere la loro ‘creatura’ che oggi in realtà non è più del tutto loro, ma promettono che non cambierà nulla dal punto di vista dell’impegno perché rimarranno saldamente in sella, con molte più sicurezze finanziarie. “Abbiamo un business plan ambizioso, con 5-6 aperture annuali anche all’estero. Abbiamo già firmato la seconda apertura a Londra nel nuovo centro residenziale One Tower Bridge, dove i lavori prenderanno il via il prossimo mese. Inoltre abbiamo già firmato con Rinascente Torino e siamo in trattativa per una location su Bologna. Presto ci metteremo alla ricerca di un locale a Madrid e poi valuteremo altre nuove aperture in Italia”.
Quale sarà da ora in poi il vostro ruolo in Temakinho?
Non abbiamo soltanto mantenuto una quota azionaria importante, complessivamente pari al 40%, che già rappresenta un segno di quanto crediamo in questa operazione. Saremo sempre noi la squadra che dirigerà il brand e pensiamo di poter anche essere una sorta di apripista per le future operazioni di Cigierre nell’ambito della nuova verticale di casual dining, settore nel quale il gruppo non ha operato in precedenza e che avvierà con noi. È un ambito dove faremo valere i nostri plus legati alla sostenibilità, alla qualità delle nostre risorse, ai contenuti di design e a tutti quei valori che pongono Temakinho molto vicina ai millennials.
Siete soddisfatti per quanto riguarda l’aspetto economico?
Il patto di riservatezza ci impedisce di rivelare i dettagli dell’operazione, ma posso dire che è stata una cessione importante per i multipli riconosciuti, superiori alla media, in presenza di valori molto forti del brand. Sappiamo che Bc Partners sta trattando a sua volta la cessione di Cigierre e certamente l’acquisizione di Temakinho avrà un peso in fase di valutazione complessiva.
L’eventuale uscita di Bc Partners avrà delle conseguenze?
Marco Di Giusto resterà comunque la locomotiva del gruppo e sarà interesse di tutti mantenere i ruoli di chi ha operato con successo, e questo vale per Cigierre così come per Temakinho. Noi siamo determinati nel continuare a portare valore aggiunto nella società.
Perché avete scelto di vendere?
Con le nostre sole forze, pensiamo di aver dato il massimo. Ogni nuova apertura ci costava quasi due milioni di euro, che dovevamo farci finanziare dalle banche. D’ora in poi affronteremo il processo di crescita con meno ansie e molta più concentrazione. L’azienda merita di crescere, abbiamo dipendenti felici di lavorare con noi e ne avremo ancora di più.
Si era parlato a lungo di una trattativa per la cessione a 21 Investimenti di Alessandro Benetton. Perché non è stata conclusa?
Probabilmente perché non eravamo ancora pronti a fare il passo. Quell’offerta, e non solo quella, è arrivata troppo presto e non ce la sentivamo. Rispetto ad altre offerte pervenute, Cigierre ci ha convinto non solo perché i tempi erano ormai maturi, ma perché siamo certi di entrare in una struttura ben organizzata e che ha una visione a lungo termine.