L’assemblea annuale di Federvini, associazione confindustriale del settore vini, spiriti e aceti, ha evidenziato la buona redditività del settore ma il presidente Sandro Boscaini ha nuovamente sollecitato, durante l’incontro, il mondo del beverage alcolico ad alzare l’asticella del valore.
L’export cresce, con punte del 90% nel caso dei grandi produttori che mediamente realizzano oltre confine più del 55% delle proprie vendite, ma in alcuni mercati è evidente lo sbilanciamento in atto. Secondo uno studio di Mediobanca citato da Federvini, l’Italia ha infatti un indice di concentrazione nei primi paesi di destinazione di 1.108 in confronto a 730 della Francia, 711 del Cile e 632 della Spagna. Inoltre, il prezzo medio italiano non tiene il passo della concorrenza e la difesa rischia di essere costruita sulla svalutazione del prodotto. Secondo le stime di Nomisma, sia per i bianchi fermi sia per i rossi fermi il prezzo medio italiano è più basso sia nei confronti di Francia (2,8 euro a litro contro 4,69 sui bianchi; 4,37 contro 5,36 sui rossi) sia nei riguardi della Nuova Zelanda (4,93 a litro per i bianchi e 7,71 per i rossi).
“Oggi assistiamo al trionfo delle bollicine su scala mondiale – ha affermato Boscaini – ed è proprio in questa fase che dobbiamo essere particolarmente bravi e utilizzare il Prosecco come punta di diamante sui mercati più lontani o più ostici, facendo da apripista e senza indurci nella tentazione del mono-prodotto”.
Volendo vedere il bicchiere mezzo pieno, il vino gode di una posizione più forte rispetto al food. E sono sempre i dati Mediobanca a rivelare una redditività superiore del wine rispetto a quella del settore alimentare, 8,7 contro 8,2. Questo valore è originato, in gran parte, dal rapporto tra margine operativo netto e valore aggiunto che oggi ha raggiunto il 44% contro il 30,6% del food nel suo complesso. Questo significa che il settore ricava valore aggiunto dalle vendite, grazie alla capacità di fare leva sul valore iconico dei prodotti vitivinicoli italiani.
Export a parte, si pone il problema dei consumi interni in costante calo, con l’Italia in coda nella graduatoria dei paesi europei per il consumo di alcol in generale. Boscaini ha evidenziato come questo calo contrasti rispetto al trionfo dello stile mediterraneo fatto di convivialità e di accompagnamento al cibo anche tra i millennial, di cui il vino dovrebbe rappresentare un elemento indispensabile. “Questo dimostra – ha sottolineato il presidente di Federvini – come anche da un punto di vista imprenditoriale sia venuto il momento di ragionare in modo strutturale in termini di filiera allargata: non solo vino, spiriti e aceti ma anche cibo, turismo, arte ed ambiente. Dobbiamo infatti mettere a sistema tutte le voci del nostro patrimonio culturale rendendole un unicum e ridisegnando il sistema delle priorità a livello nazionale”.