Tre amici, di età compresa tra i 28 e i 33 anni e appassionati di cultura nipponica dopo un innamoramento giovanile scattato grazie ai manga, decidono di portare a Milano in Porta Venezia un angolo di Giappone contemporaneo e di cucina autentica. Kanpai, questo il nome del ristorante, si ispira al rito e alle atmosfere degli Izakaya, l’equivalente delle nostre osterie, dove si beve sakè vero e si mangiano i piatti della cucina popolare del Sol Levante. Niente sushi, niente distillati cinesi, niente Asian fusion. Il risultato è quello di una cucina piuttosto ortodossa, dove trovano spazio prodotti originali e dove si possono degustare cocktail e anche distillati made in Japan di altissimo livello, a partire dagli ormai apprezzatissimi e quotatissimi whisky prodotti nelle isole giapponesi.
“Volevamo portare Osaka e Tokyo a Milano, dove il mondo degli Izakaya non era secondo noi ben rappresentato”, spiega a Pambianco Wine&Food Hippolyte Vautrin, uno dei tre soci (assieme a Joseph Khattabi ed Enrico Cruccu) di Kanpai. E per rendere appieno l’atmosfera si sono affidati al progetto di interior design è di Vudafieri-Saverino Partners, già ideatori dei locali che fanno riferimento ad Andrea Berton come Ristorante Berton, Pisacco, i due Dry, ma anche di Zazà Ramen in via Solferino. Il locale è aperto solo alla sera, dalle 19 fino a tarda ora, ed è suddiviso in tre sale per uno spazio complessivo di 150 metri.
“Kanpai – sottolinea Vautrin – punta a diventare non solo un locale di richiamo, ma anche la base per svilupparne altri dall’identità simile ma mai replicata. Anche i menù dei prossimi ristoranti sarà diverso, perché possiamo ipotizzare locali che si avvicinano ma ogni nuova struttura avrà sempre una propria identità”. Quando al beverage, anche le birre artigianali in bottiglia saranno importate dal Giappone, mentre il vino sarà italiano ma verrà acquistato da piccoli produttori indipendenti assecondando così una tendenza tutta giapponese di acquistare da micro cantine estranee alla gdo.