Le Anteprime di Toscana, in corso in questi giorni, rappresentano l’occasione per un bilancio sull’importanza economica del comparto wine per una delle regioni portabandiera della qualità italiana.
Secondo i calcoli di Ismea, il valore del vino toscano è di un miliardo di euro, con un contributo determinante dei vini a denominazione controllata doc e docg (850 milioni di euro) a cui si aggiungono 148 milioni per gli igp. Nella regione si contano 22 mila aziende con viti, 15 mila delle quali a vino dop. Le cantine sociali operanti in Toscana sono venti e la loro produzione è pari al 13% del totale regionale.
Qualche preoccupazione è naturalmente legata all’ultima annata, particolarmente avara tra gelate primaverili e l’eccessiva siccità estiva. Il raccolto totale è stato pari a 2,3 milioni di quintali di uve, che hanno generato 1,6 milioni di ettolitri, in calo del 38% rispetto all’anno precedente. Il vitigno più rappresentativo è il Sangiovese, con il 62% dell’intera superficie iscritta allo schedario viticolo, seguito dal Merlot e dal Cabernet Sauvignon con l’8 e il 6 per cento.
Quanto all’export, le prime cinque destinazioni sono Stati Uniti, Germania, Regno Unito, Canada e Svizzera, sostanzialmente in linea con la graduatoria nazionale. Messe assieme, queste cinque destinazioni hanno perso il 5% del mercato nel 2016 e sono rimaste stabili nel 2017, mentre le restanti destinazioni sono cresciute del 2% nel 2016 e del 3% nel 2017.
La scarsità della vendemmia 2017 mette in difficoltà i conti delle aziende che operano nel territorio del Chianti. Lo afferma il presidente del consorzio Chianti, Giovanni Busi, stimando una perdita di 40 milioni di bottiglie rispetto al 2016. Per il Chianti, il 2017 è stata invece una buona annata in termini di vendite, con un +5% ottenuto a livello di denominazione e prezzi in aumento del 3% rispetto alla media al litro dell’anno precedente.