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Cioccolatitaliani, quest’anno tocca a Roma

14 Feb 2018 DI REDAZIONE

Cioccolatitaliani, quest’anno tocca a Roma

Vincenzo Ferrieri, amministratore delegato di Cioccolatitaliani

Per Cioccolatitaliani, il 2018 sarà l’anno della prima apertura a Roma. Il format ideato da Vincenzo Ferrieri mette in cantiere cinque inaugurazioni per l’Italia, compreso l’ingresso nel canale degli outlet in collaborazione con McArthurGlen, ma la principale novità sarà legata all’ingresso nella capitale con il primo store in un centro commerciale in zona Roma est. A Milano è previsto un potenziamento nell’hinterland ad Assago. In chiave estera invece si apre una pista in Marocco, dove Ferrieri ha recentemente concluso un accordo per una serie di openings a partire dalla capitale Rabat, in previsione per il primo semestre, all’interno di un piano che prevede cinque punti vendita entro cinque anni compresi quelli di Casablanca e Marrakech.

“Intanto continueremo a crescere nei mondo arabo, con due nuovi store in Arabia Saudita e uno in Qatar”, svela il CEO di Cioccolatitaliani a Pambianco Wine&Food. La società sta partecipando a diversi bandi per l’ingresso nel travel retail all’estero ed entro l’anno dovrebbe arrivare la prima inaugurazione in un aeroporto europeo.

Ma c’è anche il potenziamento della formula “from bean to bar”, ideata a Milano per il flagship di via De Amicis con la produzione all’interno del negozio in stile fabbrica del cioccolato, nei piani di Ferrieri. “Ne stiamo parlando con Grandi Stazioni per portarla a Roma Termini. Si tratta di un’operazione complessa per modalità di gestione e anche per i costi, ma non demordiamo”.

Intanto il fatturato è quasi raddoppiato nel giro di due esercizi, salendo dai 7,75 milioni del 2015 ai 13,2 stimati per l’anno appena concluso, nel quale l’ebitda ha raggiunto una quota del 14% sul giro d’affari (due anni fa era pari al 9%).

È chiaro che prima o poi dovremo esser pronti ad aperture di capitale, ma non credo che lo faremo da qui a due anni”, sottolinea Ferrieri. “Quando avverrà, pensiamo di concludere l’operazione con un fondo di private equity o con un operatore industriale e servirà per dare ulteriore impulso al nostro progetto. Siamo in grado di arrivare senza troppe difficoltà a 50-60 punti vendita utilizzando le nostre forze. Da lì in poi, per accelerare sullo sviluppo, sarà necessario aprire a investitori esterni”, conclude l’AD.

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