Da nove a dodici pizzerie. Berberè pianifica tre nuove aperture entro l’anno e intanto chiude i conti per il 2017 confermando un ebitda a due cifre, di poco oltre il 10% sul fatturato, e salendo da 3,5 a 5 milioni di ricavi. Il brand della pizza gourmet creato dai fratelli Matteo e Salvatore Aloe è presente oggi in Italia con sette locali tra Bologna (centro storico e Castel Maggiore), Milano (Navigli e Isola), Torino, Firenze e Roma, a cui si aggiungono le due aperture di Londra dove, racconta Salvatore Aloe a Pambianco Wine&Food, “i risultati stanno crescendo di settimana in settimana. La partenza nella capitale britannica era stata più lenta se confrontata con Milano, probabilmente perché si trattava di un prodotto estremamente diverso da quello a cui i londinesi erano stati abituati, ma ora la clientela si sta fidalizzando e in uno dei due locali siamo già a break-even”.
Per il nuovo anno, Berberè aprirà sicuramente un terzo locale a Londra e poi altri due in Italia. “Stiamo pensando di raddoppiare la presenza a Torino, città che sta rispondendo bene al nostro prodotto e certamente in grado, per importanza, di sostenere un altro punto vendita, magari in centro storico. E poi o una terza pizzeria a Milano o la seconda a Roma”, precisa Aloe. In ogni caso Berberè esclude il ricorso al franchising e preferisce procedere direttamente su tutte le piazze, con l’obiettivo di creare una squadra solida e fidelizzata. “Il punto di arrivo – sottolinea Aloe – è ridurre di oltre il 50% il tasso di turnover di personale che caratterizza mediamente la ristorazione. Le risorse umane sono strategiche per accompagnare un percorso di crescita che si fonda sulla formazione interna e sulla promozione graduale delle seconde linee a protagonisti dei nuovi store”.
Berberè è controllata per il 51% dai fratelli Aloe e per il 49% da Alce Nero, entrata nel capitale sociale ai tempi del temporary store creato a Expo 2015. L’ingresso del gruppo leader nei prodotti da agricoltura biologica ha consentito alla società di poter disporre di una leva finanziaria adeguata a sostenere gli investimenti effettuati negli anni, l’ultimo dei quali è legato al rafforzamento della struttura centrale. L’obiettivo in termini di marginalità è arrivare al 20% di ebitda sul fatturato. “Lo raggiungeremo se saremo bravi e capaci di aprire ristoranti che funzionano, gestendoli nel miglior modo possibile”, conclude Salvatore Aloe, il quale non esclude in prospettiva un’apertura a New York. “Abbiamo anche molte richieste dal Giappone, ma per andare così lontano occorre elaborare una strategia adeguata”.