Con la presentazione della nuova versione secca, il mondo dell’Asti docg si fa in tre e punta a consolidare un recupero già avviato dopo i difficili anni della crisi russa, che hanno contribuito a ridurre il numero delle bottiglie prodotte nella denominazione delle uve Moscato.
“Siamo a 87 milioni di bottiglie, per un fatturato stimato tra i 300 e i 350 milioni di euro, ma torneremo presto oltre la soglia dei 100 milioni”, dichiara a Pambianco Wine&Food il direttore del Consorzio dell’Asti docg, Giorgio Bosticco. Un solo uvaggio, tre prodotti di punta: il nuovo Asti Secco docg, alla sua prima annata, si aggiunge infatti all’Asti spumante e al Moscato d’Asti. “Portiamo nel mondo degli spumanti secchi qualcosa che non c’era: il profumo e l’aroma inconfondibile del Moscato bianco di Canelli”, ha evidenziato il presidente del consorzio, Romano Dogliotti.
Sono 16 le aziende che hanno immediatamente raccolto la sfida e presentato la prima annata di Asti Secco. Tra queste spiccano i big della denominazione quali Toso, Santero, Sant’Orsola, Tosti e Fontanafredda. Si tratta di una piccola produzione se paragonata ai numeri totali della docg e stimabile sulle 700 mila bottiglie, con l’obiettivo di arrivare a pochi milioni entro i prossimi tre anni e a un gruppo di 25 produttori in tutto. Il target price al cliente finale si posizionerà sui 6,49-6,99 euro nella gdo e sugli 8-8,50 nel canale delle enoteche. A livello strategico, il lancio dell’Asti Secco permetterà ai produttori astigiani e in particolare alle realtà spumantistiche di ridurre la dipendenza dai consumi nel periodo natalizio, distribuendo in più occasioni l’apertura di bottiglie nel canale horeca e facendo breccia su un target più giovane legato al rito dell’aperitivo. Il lancio è accompagnato da una campagna adv fondata sul claim rural glam, che rappresenta una sintesi tra l’origine del prodotto e la sua destinazione nell’ambito più fashion.
Intanto i conti delle aziende vitivinicole migliorano e la grande crisi dell’Asti sembra ormai alle spalle. “Il 2017 – afferma Bosticco – sta confermando l’ottimo momento del Moscato d’Asti, in crescita dell’11%, e ha arrestato il calo dell’Asti spumante. In tutto, dovremmo chiudere con un incremento del 4% rispetto al 2016 che già si era chiuso positivamente, nonostante il calo dell’Asti spumante”. Il mercato più dinamico in assoluto è quello statunitense, particolarmente legato al Moscato d’Asti che esporta negli Usa il 60-70% della produzione totale, mentre considerando l’intera gamma prodotta svetta la Germania come prima destinazione (16-17%), davanti a Russia (14%) e Italia (13%). Per quantità più ridotte ma già significative, va segnalato il boom dell’export verso la Cina (+150%).
Tra le prossime attività lanciate dal Consorzio dell’Asti docg ci saranno il concerto di Elisa ad Asti nella notte di Capodanno, con brindisi ufficiale al 2018 ovviamente a base di Asti. Nel 2018 invece sarà lanciato un piano di promozione triennale da 6 milioni di euro, rivolto al mercato statunitense e finanziato all’80% dall’Unione Europea, condiviso con Ivsi (Istituto di valorizzazione dei salumi italiani) e Consorzio di tutela del Provolone Valpadana. “Abbiamo preparato diverse attività mirate a presidiare il momento dell’aperitivo nell’horeca. Sarà un aperitivo tricolore con il verde delle nostre bottiglie, il bianco del provolone e il rosso dei salumi”, conclude Bosticco.