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Asti Secco, conti più dolci

30 Nov 2017 DI REDAZIONE

Asti Secco, conti più dolci

Giorgio Bosticco, direttore del Consorzio Asti docg

Con la presentazione della nuova versione secca, il mondo dell’Asti docg si fa in tre e punta a consolidare un recupero già avviato dopo i difficili anni della crisi russa, che hanno contribuito a ridurre il numero delle bottiglie prodotte nella denominazione delle uve Moscato.

“Siamo a 87 milioni di bottiglie, per un fatturato stimato tra i 300 e i 350 milioni di euro, ma torneremo presto oltre la soglia dei 100 milioni”, dichiara a Pambianco Wine&Food il direttore del Consorzio dell’Asti docg, Giorgio Bosticco. Un solo uvaggio, tre prodotti di punta: il nuovo Asti Secco docg, alla sua prima annata, si aggiunge infatti all’Asti spumante e al Moscato d’Asti. “Portiamo nel mondo degli spumanti secchi qualcosa che non c’era: il profumo e l’aroma inconfondibile del Moscato bianco di Canelli”, ha evidenziato il presidente del consorzio, Romano Dogliotti.

Sono 16 le aziende che hanno immediatamente raccolto la sfida e presentato la prima annata di Asti Secco. Tra queste spiccano i big della denominazione quali Toso, Santero, Sant’Orsola, Tosti e Fontanafredda. Si tratta di una piccola produzione se paragonata ai numeri totali della docg e stimabile sulle 700 mila bottiglie, con l’obiettivo di arrivare a pochi milioni entro i prossimi tre anni e a un gruppo di 25 produttori in tutto. Il target price al cliente finale si posizionerà sui 6,49-6,99 euro nella gdo e sugli 8-8,50 nel canale delle enoteche. A livello strategico, il lancio dell’Asti Secco permetterà ai produttori astigiani e in particolare alle realtà spumantistiche di ridurre la dipendenza dai consumi nel periodo natalizio, distribuendo in più occasioni l’apertura di bottiglie nel canale horeca e facendo breccia su un target più giovane legato al rito dell’aperitivo. Il lancio è accompagnato da una campagna adv fondata sul claim rural glam, che rappresenta una sintesi tra l’origine del prodotto e la sua destinazione nell’ambito più fashion.

Intanto i conti delle aziende vitivinicole migliorano e la grande crisi dell’Asti sembra ormai alle spalle. “Il 2017 – afferma Bosticco – sta confermando l’ottimo momento del Moscato d’Asti, in crescita dell’11%, e ha arrestato il calo dell’Asti spumante. In tutto, dovremmo chiudere con un incremento del 4% rispetto al 2016 che già si era chiuso positivamente, nonostante il calo dell’Asti spumante”. Il mercato più dinamico in assoluto è quello statunitense, particolarmente legato al Moscato d’Asti che esporta negli Usa il 60-70% della produzione totale, mentre considerando l’intera gamma prodotta svetta la Germania come prima destinazione (16-17%), davanti a Russia (14%) e Italia (13%). Per quantità più ridotte ma già significative, va segnalato il boom dell’export verso la Cina (+150%).

Tra le prossime attività lanciate dal Consorzio dell’Asti docg ci saranno il concerto di Elisa ad Asti nella notte di Capodanno, con brindisi ufficiale al 2018 ovviamente a base di Asti. Nel 2018 invece sarà lanciato un piano di promozione triennale da 6 milioni di euro, rivolto al mercato statunitense e finanziato all’80% dall’Unione Europea, condiviso con Ivsi (Istituto di valorizzazione dei salumi italiani) e Consorzio di tutela del Provolone Valpadana. “Abbiamo preparato diverse attività mirate a presidiare il momento dell’aperitivo nell’horeca. Sarà un aperitivo tricolore con il verde delle nostre bottiglie, il bianco del provolone e il rosso dei salumi”, conclude Bosticco.

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