Domanda in espansione, produzione scarsa. È una condizione di mercato teoricamente ideale quella in cui sta operando Hennessy, marchio leader nel mondo del cognac e di proprietà del colosso del lusso LVMH. Per soddisfare la richiesta, Hennessy ha investito cento milioni di euro realizzando un nuovo stabilimento da 26 mila metri quadrati in Francia, in località Salles d’Angles, non lontano dal polo produttivo centrale di La Vignerie e che le garantirà una capacità produttiva aggiuntiva annua di 24 milioni di bottiglie. “Questo nuovo investimento – ha dichiarato in una nota il presidente e CEO di LVMH, Bernard Arnault – dimostra la visione a lungo termine che guida le attività di Hennessy e dell’intero gruppo”. Immediate le conseguenze occupazionali: Hennessy ha assunto settanta dipendenti e prevede di arrivare a quota 110 non appena lo stabilimento sarà a pieno regime. I criteri secondo i quali è stato edificato il nuovo polo per l’imbottigliamento sono quelli del green building con una capacità di recuperare il 92% dei rifiuti prodotti.
Risolta la prima parte del problema, resta aperta la seconda. A fronte di una richiesta record per i suoi prodotti, che hanno spinto le vendite al +8% nei primi nove mesi dell’esercizio in corso, Hennessy stenta a ottenere la produzione desiderata e, secondo quanto riporta il quotidiano statunitense The Wall Street Journal, starebbe facendo pressioni sui propri fornitori per aumentare la coltivazione delle uve che danno il vino atto a diventare cognac. La situazione, in prospettiva, è complicata dalla magra raccolta di quest’estate e che anche a Cognac, come in tutto il resto della Francia e dell’Italia, è stata condizionata dal gelo primaverile prima e dalla siccità durante l’estate. Brutte notizie dunque per Hennessy che, forte delle sue otto milioni di casse previste per il 2018, ha una quota di circa il 50% della produzione totale del distillato francese di vino.
Secondo i dati riportati da The Wall Street Journal, nel 2016 Hennessy avrebbe ottenuto ricavi per 1,6 miliardi di euro. Si tratta di una quota abbastanza bassa, pari al 4,2%, se rapportata al fatturato complessivo del gruppo, ma molto più rilevante se rapportata ai profitti, dove si arriva a circa il 10 percento. La condizione di shortage pesa in particolare sul mercato nordamericano dove ci sarebbero tutte le condizioni per poter aumentare i prezzi di vendita al cliente finale, ma in Hennessy sono molto prudenti perché non vorrebbero che un rincaro dei listini creasse malumori tra i consumatori.