Come sarà l’annata 2017 del vino italiano? Mentre tra i filari continua la vendemmia, iniziano le discussioni sulla qualità del raccolto con relative previsioni sui vini che potremo attenderci al termine di un anno complicato, tra l’iniziale gelata (a inizio aprile) che ha ridotto le quantità e il successivo caldo africano che ha “bollito” parte delle uve.
Ad animare la discussione è stato Riccardo Cotarella, presidente di Assoenologi. Intervenendo nelle Marche a Camerano, durante un incontro organizzato per i 50 anni della doc Rosso Conero, il re degli enologi ha posto un freno ai primi commenti, spesso sopra le righe, di produttori e organizzazioni degli agricoltori. “Parlare di questa stagione – ha affermato Cotarella – mi mette tanta tristezza. Ad oggi la vendemmia registra dati negativi in tutte le regioni e la situazione è ancora più pesante del -24% che abbiamo stimato qualche giorno fa. Aborro quando sento alcuni colleghi parlare di annata del secolo, è un’annata povera anche sul piano qualitativo: gli enologi non devono seguire logiche di mercato né cercare di indorare la pillola, non è utile per nessuno”. Pur sottolineando che la situazione è simile anche in Francia e Spagna, Cotarella ha evidenziato come, a fronte di un innalzamento del grado zuccherino, si stia riscontrando comunque un’altissima acidità del prodotto, fatto di per sé anomalo.
Sul tema sono intervenuti diversi produttori di spicco. Marco Caprai, titolare della Arnaldo Caprai di Montefalco (Umbria), attende la fine della stagione e afferma: “Su questa annata si può dire che siamo soddisfatti a metà. Quando le quantità di grappoli sono generose anche la vendemmia è buona, in questa stagione è mancata la quantità quindi tutto si restringe. In ogni caso stagioni come queste valorizzano la biodiversità del territorio italiano e comunque questo weekend in cui sono tornate le piogge potrebbe migliorare il quadro”. Donatella Cinelli Colombini, titolare di Casato Prime Donne e Fattoria Del Colle, è ottimista ma evidenzia il calo quantitativo: “La qualità delle uve è buona e sarà ottima fra una settimana. La quantità è molto diseguale certi vigneti non hanno uva e altri hanno una produzione quasi normale ma facendo i totali mancherà quasi metà del raccolto”. Infine, Sandro Boscaini, presidente di Masi Agricola e numero uno di Federvini, sottolinea: “Gli estremi climatici registrati quest’anno evidenziano la necessità di accelerare sul fronte della ricerca in tema di varietà e portainnesti resistenti al calore e alla siccità. E’ indubbio, infatti, che sia in atto un cambiamento a livello globale, con ripercussioni anche sulla viticoltura. Per quanto ci riguarda la vendemmia 2017 ha messo in luce che le zone viticole storiche e tradizionali, come ad esempio la Valpolicella classica, hanno una capacità di resistenza alle avversità e ai cambiamenti metereologici maggiore rispetto ai vigneti delle zone di recente piantagione”.
In definitiva, il 2017 non dovrebbe essere un’annata da ricordare, ma nemmeno un “fiasco” totale come fu il freddo e piovoso 2014. Per quanto riguarda i grandi rossi, molto si deciderà tra settembre e i primi giorni di ottobre.