L’intenso programma di regate ha preso il via a maggio e si concluderà a fine settembre. La stagione è sempre troppo breve per le attività dello Yacht Club Costa Smeralda, fondato nel 1967 a Porto Cervo da l’Aga Khan, ma uno degli obiettivi fissati dal segretario generale Jan Pachner consiste proprio nell’allungamento dei tempi, conquistando almeno la primavera e una parte dell’autunno. In quei mesi, peraltro, è in piena attività lo yacht club rilevato nel 2012 nelle Isole Vergini britanniche, a Virgin Gorda, dove si arriva soltanto in barca e perciò sono previsti alcuni lavori legati all’ampliamento dell’offerta di servizi, esattamente come fu fatto nei primi anni in Costa Smeralda.
Oggi lo Yacht Club di Porto Cervo è un vero e proprio resort da seimila metri, progettato dall’architetto newyorkese Peter Marino, con 24 suite a disposizione dei soci, inclusa la Presidenziale inaugurata nel 2016. Il complesso si chiama Clubhouse ed è accessibile ai soci e ai loro ospiti, che possono utilizzare la piscina, i ristoranti interni ed esterni, Spa e centro benessere. A Virgin Gorda è stato creato il primo nucleo comprendente due suite, il ristorante Azzurra e il nuovissimo bar Aqua, inaugurato a maggio. “Per le Antille, stiamo anche pensando a un’offerta di retail – racconta Pachner – dando spazio a prodotti di nicchia, al ‘fatto a mano’ degli artigiani locali, a capi e accessori che soddisfino il desiderio dei nostri associati, soprattutto americani, di acquistare qualcosa di tipico. Quanto alle suite, è allo studio un progetto per incrementare la parte di accomodation, che ci permetterà di offrire più servizi a Virgin Gorda. Lo spazio c’è, e inoltre il governo ci ha approvato un piano per la realizzazione di altre 25 unità in un territorio caratterizzato da poca offerta e tanta domanda”. La crescita media annua per lo Yacht Club di Virgin Gorda è del 15% in termini di occupazione e di ricavi, a prezzi costanti dal giorno di apertura risalente al 2012.
Tornando a Porto Cervo, i soci attuali dello Yacht Club Costa Smeralda sono 642, per un totale di 23 nazionalità. La quota di iscrizione per gli associati non è particolarmente elevata, si parla di 2.500 euro l’anno più un versamento di 20 mila euro a fondo perduto al momento dell’accettazione, ma ad essere alto è il grado di selezione, che prevede anche il potere di veto (motivato) da parte degli altri associati. “Abbiamo tenuto moderatamente bassa la quota perché non volevamo che fosse una struttura accessibile solo ai ricchi, ma anche ai nostri tanti soci sportivi qualificati. È certamente un luogo esclusivo, ma il denaro non è sufficiente per superare la selezione. L’esclusività è data dallo stile, dal rispetto dei codici di comportamento e di tradizione”, spiega il segretario. Ogni anno il livello si alza e con esso anche il business, grazie anche al sostegno dei numerosi sponsor tra cui compaiono brand come Audi e Rolex. Il fatturato 2016 dello Yacht Club Costa Smeralda e delle società ad esso collegate o da esso controllate ammonta a circa 7,6 milioni di euro, con previsioni di arrivare a 8,4 milioni nell’anno in corso.
Nell’ottica dell’estensione stagionale, a Porto Cervo si punta a realizzare una foresteria che permetterebbe di creare una Accademia della Vela dedicata ai giovani. “È abbastanza incredibile pensare a quanto duri la stagione nelle Baleari, che hanno lo stesso clima di Porto Cervo, paragonando al tempo stesso le incredibili risorse della Sardegna e la location in cui ci troviamo. Occorre imparare dagli errori del passato e tentare di rimediare, puntando innanzitutto sul turismo sostenibile e sul rispetto per il mare, con cui viviamo in simbiosi” afferma Pachner. Proprio alla sostenibilità sarà dedicato, a stagione ormai conclusa, il forum organizzato a Milano (3-4 ottobre) insieme a SDA Bocconi Sustainability Lab e dedicato alla tutela dell’ambiente marino, denominato One Ocean. Si tratta del secondo step di un progetto iniziato con il processo di audit a cui Yccs si è sottoposto per la valutazione della condizione attuale del Club ai fini della realizzazione di un report di sostenibilità, dopodiché sarà il Club ad adottare le misure ottimali per il perseguimento della salvaguardia ambientale. “A Milano – conclude Pachner – organizzeremo una serie di conferenze e workshop su argomenti quali riscaldamento globale, inquinamento da plastiche e microplastiche, vita dell’ecosistema marino e acidificazione dei mari, per arrivare alla redazione di un documento cruciale per il Club: la Charta Smeralda, una sorta di Magna Carta che racchiuderà tutta una serie di principi nell’ambito dell’eco-sostenibilità. Dopo aver goduto per tanti anni del mare, è giunto il momento di dare il nostro contributo e di creare tra i giovani quella cultura necessaria a viverlo in maniera sostenibile”.