Scende la vodka (-4,3%), salgono gin, tequila e whisky. La mappa dei consumi mondiali di bevande alcoliche, tracciata da Iwsr (International Wine & Spirits Research) conferma la tendenza al ribasso in quantità, con un calo dell’1,3% nettamente superiore al decremento dei cinque anni precedenti, quando la flessione media annua era contenuta allo 0,3 percento. A spingere il basso il dato è soprattutto il risultato legato alla birra, il più diffuso tra i prodotti del beverage alcolico, che lascia sul terreno l’1,8%, mentre il vino è più o meno stabile (-0,1%) grazie alla performance delle bollicine, protagoniste di un incremento dell’1,8% che non riesce comunque a compensare del tutto la perdita dei vini fermi (-0,5%).
Tra gli spirits continua la corsa del gin, in ripresa del 3,7%, ma il progresso più significativo riguarda la tequila, che nel 2016 ha aumentato le proprie vendite del 5,2 percento. In evidenza anche i whisky, +1,7% nell’ultimo anno, con prospettive di ulteriore crescita per un aumento previsto di 650 milioni di litri entro il 2021. Per i prossimi quattro anni, Iwsr stima una ripresa dei consumi pari allo 0,8% principalmente legata agli acquisti degli spumanti, che dovrebbero mettere a segno un consumo aggiuntivo di 220 milioni di litri, della birra in Asia e nell’Africa subsahariana, infine dei drink misti.
Quanto alla vodka, il risultato è stato trainato in basso dai mancati consumi in Russia, primo mercato mondiale per il distillato di cereali, che ha ceduto il 9,3% in un solo anno. In controtendenza, per quanto riguarda gli spirits in generale, i risultati legati a Cina, Stati Uniti e Messico.