La birra artigianale italiana ora ha la sua legge. Il Senato ha infatti approvato un decreto, il ddl S 1328-B, al cui interno sono contenuti due articoli dedicati alla ‘Denominazione di birra artigianale’ e alla ‘filiera del luppolo’. La prima, secondo la definizione dell’articolo 35, viene definita come la birra ‘prodotta da piccoli birrifici indipendenti e non sottoposta, durante la fase di produzione, a processi di pastorizzazione e microfiltrazione’, escludendo in pratica i passaggi industriali che alterano il prodotto. Il testo chiarisce anche la definizione di ‘piccolo birrificio’, che deve essere ‘legalmente ed economicamente indipendente da qualsiasi altro birrificio’, utilizzare impianti ‘fisicamente distinti da quelli di qualsiasi altro birrificio” e non deve operare ‘sotto licenza di utilizzo dei diritti di proprietà immateriale altrui’. Sono infine imposti dei limiti sulla produzione annua: i piccoli birrifici non devono superare i 200 mila ettolitri all’anno, incluse le quantità di birra prodotte per conto di terzi. Per quanto riguarda la filiera del luppolo, disciplinata dall’articolo 36 della legge, viene posta particolare attenzione alla territorialità degli ingredienti senza però imporre l’obbligo di materia prima coltivata in Italia.
La normativa approvata dal Senato riconosce in sostanza l’esplosione del fenomeno ‘microbirrifici’ in Italia che, secondo i dati di Coldiretti, sono aumentati del 1900% negli ultimi dieci anni. Ogni anno, aggiunge Unionbirrai, si registrano crescite superiori al 20% con una produzione complessiva che nel 2014 ha superato i 450 mila ettolitri, pari al 3% della produzione nazionale. I microbirrifici attivi in Italia sono 875, contro i 30 del 2004.
“Non si tratta – afferma Giuseppe Collesi, presidente di Tenute Collesi, tra gli imprenditori più attivi durante l’iter di approvazione della legge – solo di una svolta storica per i produttori italiani: la norma è il frutto di una virtuosa partecipazione del nostro mondo imprenditoriale all’attività legislativa del Paese. Con l’unico obiettivo di contribuire allo sviluppo delle nostre eccellenze, meritevoli di una giusta tutela di mercato”. Collesi vanta il merito di essere intervenuto con una proposta specifica su almeno tre questioni: il processo produttivo, con l’esclusione delle birre pastorizzate e microfiltrate dall’ambito artigianale, e l’indicazione in etichetta, con il superamento della vecchia legge quadro 443/1985 per l’artigianato, che si limitava a definire l’impresa artigiana secondo il criterio delle dimensioni trascurando fattori essenziali come qualità degli ingredienti e metodi di lavorazione. L’ultima questione riguarda la provenienza delle materie prime: la legge non adotta criteri specifici in questo senso, ma accoglie la sollecitazione a incentivare le produzioni italiane di colture come il luppolo, escludendo il limite penalizzante della provenienza italiana di tutte le materie prime, poiché non sarebbe bastata a placare la “sete” di luppolo da parte dei microbirrifici.