Export in discesa libera per l’Asti spumante. Nel 2015 la denominazione piemontese delle bollicine dolci ha perso dieci milioni di bottiglie vendute all’estero, scendendo da 58,6 a 48,5 milioni. Il calo russo pesa sui conti: erano 13,5 milioni le bottiglie piazzate a Mosca nel 2011, anno record per i produttori astigiani di spumante, mentre il dato complessivo del 2015 supera di poco i 5 milioni. La flessione della Russia tra ’14 (6,8 milioni) e ’15 è stata tutto sommato contenuta, e ciò indica che le posizioni cedute dall’Asti dipendono dall’insieme dei mercati mondiali che si rivolgono ad altri prodotti, come testimonia il saldo negativo della Germania, da 20 a 9 milioni di colli in cinque anni. In un lustro, complessivamente, lo sparkling wine a base Moscato più famoso del mondo ha lasciato sul terreno oltre il 38% delle quote di mercato.
“I dati Nielsen ci raccontano un altro mondo” ha replicato al quotidiano torinese La Stampa il direttore del Consorzio di tutela dell’Asti, Giorgio Bosticco. “Negli Usa siamo a +4,6% e in Germania a +0,5%. Questi dati non negano la crisi, ma ci fanno capire che in realtà i numeri delle spedizioni non sempre coincidono con i volumi di vendita al pubblico”. Un dato confortante giunge dal Canada, con un milione di bottiglie vendute nel 2015 per un incremento di circa il 10 percento. In positivo anche la Gran Bretagna, con un progresso del 12% a 4,3 milioni di bottiglie. Risultato negativo, invece, per la Cina, che ha perso il 38% vanificando gli avanzamenti registrati nell’ultimo biennio, mentre gli Usa hanno importato 6,3 milioni di bottiglie (erano 7,3 milioni nel 2012).
“L’Asti – conclude Bosticco – ha bisogno dì un piano marketing che faccia crescere la visibilità sia nei nuovi che nei vecchi mercati”.