Dopo Firenze, dopo il Giappone, è la volta degli Emirati Arabi. Enoteca Pinchiorri spinge sull’internazionalizzazione e sbarca a Dubai, dove entro fine mese aprirà il suo nuovo ristorante al financial district, la zona più cool della città che sarà sede di Expo 2020. L’operazione è stata annunciata da Annie Fèolde, moglie di Giorgio Pinchiorri e anima della cucina del tristellato locale di via Ghibellina, durante Identità Golose, dove l’Enoteca è stata oggetto di doveroso omaggio “alla carriera”, una storia fatta di grandi vini selezionati da Pinchiorri e di piatti inizialmente concepiti come accompagnamento alla degustazione, poi cresciuti fino a entrare nell’Olimpo della ristorazione internazionale.
“La costruzione – spiega Fèolde a Pambianco Wine – è stata ultimata. Siamo tornati domenica mattina da Dubai, dove abbiamo visto personalmente la cucina, la sala da pranzo, abbiamo esaminato le caratteristiche necessarie per il servizio. Entro fine mese tutto dovrebbe essere pronto per l’apertura. I partner sono due fratelli libanesi, che vivono da molti anni a Dubai e che ci sembrano allineati al nostro modo di concepire la ristorazione. Lo chef incaricato è Luca Tresoldi, che lavora da molti anni con noi e che ha dimostrato di essere bravo e pronto per questo importante incarico”.
Enoteca Pinchiorri approda a Dubai dopo anni di esperienza accumulata in Giappone, dove sbarcò nel lontano 1992 a Tokyo, quartiere di Ginza, location poi chiusa e sostituita da quella avviata nel 2008 a Nagoya. Il cuore delle attività resta sempre Firenze la cui cucina, diretta da Annie Fèolde, è stata affidata da inizio anno “in esclusiva” all’executive chef Riccardo Mondo, che per 22 anni aveva condiviso il ruolo con Italo Bassi, uscito a dicembre per seguire il suo ristorante Con-Fusion a Verona. “Va bene così, perché Italo aveva bisogno di tornare con la sua famiglia e Riccardo è con noi ormai da 24 anni. Inoltre il rapporto tra Monco e lo ‘chef di cucina’ Alessandro Della Tommasina è ottimo, i due sono bravissimi e si intendono alla perfezione” conclude Feolde.