Il grande Rosso di Verona conquista terreno e cresce economicamente grazie all’export. L’Amarone della Valpolicella ha guadagnato circa 3 mila ettari negli ultimi 43 anni, crescendo dai 4.626 ettari vitati del 1972 ai 7.696 del 2015, che promette di essere l’annata record (quando potrà essere degustata) per produzione e giro d’affari. Intanto, lo scorso anno, il business dell’Amarone ha funzionato: 310 milioni di euro il fatturato complessivo, +6% sul 2014, con sei bottiglie su 10 destinate all’export. I dati sono stati presentati dal consorzio di tutela Vini Valpolicella in occasione della tredicesima edizione di Anteprima Amarone, di scena nel capoluogo scaligero dal 30 al 31 gennaio, con la partecipazione di 74 aziende che hanno fatto degustare l’annata 2012, in vendita nei prossimi mesi, a circa 3 mila tra appassionati, giornalisti e addetti ai lavori. “L’estero è il nostro mercato di riferimento – ha dichiarato all’Ansa il presidente del consorzio, Christian Marchesin – e adesso dobbiamo conquistare i nuovi mercati asiatici dove siamo ancora poco presenti. Il consorzio aiuterà e sorreggerà le piccole aziende emergenti che non hanno la possibilità di affrontare questi mercati da soli”.
Spiccano due segnali positivi. Il primo arriva dalla scelta di molti piccoli produttori di abbandonare lo sfuso per imbottigliare con etichetta propria; il secondo dalla diminuzione delle scorte di Amarone in affinamento, a vantaggio di annate con almeno quattro anni di invecchiamento, che è indice di qualità e di voglia (o convenienza) di aspettare da parte delle aziende. Un aiuto in tal senso è giunto dal principale istituto di credito veronese, la Banca Popolare di Verona, che ha costruito assieme al Consorzio di tutela uno strumento finanziario per aiutare le aziende vitivinicole a tenere i vini in cantina.