Il gruppo Campari archivia i primi nove mesi 2015 con vendite per 1.144,7 milioni di euro, in crescita del 7,9% a cambi correnti (+2,5% a cambi costanti). Percentuali molto più elevate per quanto riguarda i margini: l’ebitda aumenta del 14,4% (+4,3% la crescita organica), per un totale di 254,7 milioni di euro, pari al 22,3% del giro d’affari. L’utile netto pre imposte tocca quota 178,5 milioni di euro (+52,7%) e il debito finanziario netto scende da 978,5 a 933,4 milioni di euro. Nell’ultimo trimestre il passo delle vendite è rallentato: il fatturato sale da 374,3 a 386,8 milioni di euro (+3,3% sullo stesso periodo 2014), ma decolla l’ebitda, da 49,3 a 91,1 milioni di euro (+84,7%). A trainare sono i brand a priorità globale (+7,1%), mitigando gli effetti negativi della contrazione nei mercati a minore marginalità e in particolare nella Russia, che è scesa pesantemente come fatturato (-52,8%), per effetto del peggioramento del quadro macroeconomico, ma il cui impatto negativo sulla crescita organica di gruppo è contenuto al -1,5%. Un altro aspetto negativo deriva dalla contrazione delle vendite del business non-core dello zucchero in Giamaica, il cui impatto sulla crescita organica di gruppo è del -0,4%, a causa delle condizioni atmosferiche sfavorevoli nel picco stagionale delle vendite. Ciononostante, nel terzo trimestre si è assistito a un’accelerazione della redditività, grazie alle performance dei marchi a priorità globale (+7,1%) e alla migliore performance dei mercati sviluppati (ad elevata marginalità) rispetto ai mercati emergenti. “Ci aspettiamo – afferma il CEO di Campari, Bob Kunze-Concewitz – che il trend di miglioramento della marginalità operativa evidenziato nei primi nove mesi possa continuare nella restante parte dell’anno. Complessivamente, nonostante l’accresciuta debolezza in alcuni mercati emergenti, ci aspettiamo un quadro equilibrato in termini di rischi e opportunità”. In evidenza le Americhe che, con un balzo del 15,5% nei primi nove mesi 2015, arrivano a circa il 43% del fatturato, mentre l’area sud Europa, Medio Oriente e Africa (32,7% del totale nei primi nove mesi 2015) ha registrato una crescita complessiva del +5,4% e una crescita organica del +2,2%, principalmente dovuta all’acquisizione di Averna. Tra i brand spiccano le crescite di Campari (+6,0%), e Aperol, + 11,4%, per effetto del consolidamento nei mercati tradizionali, della performance a doppia cifra nei mercati ad alto potenziale (Francia, Spagna, Regno Unito e Stati Uniti) e di quella nei mercati in fase di sviluppo (Europa Centrale, Brasile, Australia). In espansione il mondo dei rhum giamaicani, +15,7%, e la tequila Espolòn, +29,8% grazie al mercato Usa. Cedono invece le vendite di Cinzano (-15,6%), ma in questo caso il risultato favorevole dei vermouth in Argentina e Germania è stato vanificato dal crollo degli spumanti dolci in Russia, confermato dal crollo dei brand Riccadonna e Mondoro (-43,1%)