Rebranding e focus sostenibilità costituiscono le strategie di Le Macioche, tenuta di Montalcino (Siena) rilevata lo scorso settembre da tre imprenditori veronesi: si tratta di Stefano Brunetto, Massimo Bronzato e Riccardo Caliari, due ingegneri e un economista, che hanno investito per assicurarsi sei ettari sulle colline del Brunello, il vino cui Montalcino lega la propria fama internazionale e cui Le Macioche dedica la metà dei propri terreni. La produzione annua è di circa 18mila bottiglie tra Rosso e Brunello di Montalcino, con una piccola parte destinata a Riserva 50 mesi, di cui sono state finora realizzate due sole annate, 2004 e 2006. La gestione dell’azienda è stata assunta direttamente da Brunetto che racconta: “Era fondamentale iniziare questa nuova avventura, arricchendola con la nostra esperienza imprenditoriale e dando un segnale di rinnovamento. Da qui la scelta di rivedere il logo aziendale e di sviluppare una nuova etichetta, ispirata al simbolo del territorio, da cui prende il nome l’azienda stessa: una radice stilizzata di corbezzolo, in dialetto locale la macioca”. Il rebranding si allinea al percorso di sostenibilità che porterà a breve alla certificazione biologica, risultato di un approccio alla vinificazione che esclude fin dalla fondazione l’uso di sostanze chimiche e predilige l’utilizzo esclusivo di prodotti e tecniche naturali come il sovescio. Questo naturalmente dovrebbe semplificare la certificazione bio, prevista entro il 2018. I vini di Le Macioche sono imbottigliati con l’utilizzo di vetro riciclato al 95% e tappi di sughero provenienti da aziende che rispettano i cicli di coltivazione e produzione del sughero, imballati in cartoni a fustella unica e stoccati in bancali ecosostenibili in materiale riciclato e pressato. Da novembre, infine, sarà avviato un iter di sostenibilità ed efficienza energetica con il calcolo dell’impronta ambientale. “È per noi fondamentale valorizzare questo aspetto della produzione”, conclude Brunetto.