Alla vigilia di Vinexpo Hong Kong, di scena da oggi al 31 maggio nell’ex colonia britannica, i dati relativi all’export di vino italiano in Cina confermano che il mercato più promettente del mondo è in piena salute e inizia ad apprezzare le etichette made in Italy.
Nel primo trimestre, le elaborazioni dell’Osservatorio Paesi terzi di Business Strategies in collaborazione con Nomisma rilevano un aumento del 41,4% per l’Italia contro una media del 18,1% per tutti gli altri produttori. Italia e Australia hanno fatto segnare il miglior trend di crescita.
“Sarà un Vinexpo Hong Kong da protagonista per l’Italia del vino”, commenta Silvana Ballotta, CEO di Business Strategies, sottolineando il sorpasso ormai consolidato nei confronti della Spagna e la conferma al quarto posto nella classifica delle prime nazioni esportatrici di vino in Cina, dove continua a dominare la Francia. “Le elaborazioni – ha proseguito Ballotta – ci dicono che il grande mercato va aggredito sempre di più attraverso l’hub commerciale di Hong Kong per i rapporti con il trade e tramite il canale digitale per l’off trade: sul web infatti passano ormai il 19% degli acquisti di vino, che rappresenta la quota più alta al mondo di vendite di vino online”.
Proprio all’online è dedicata l’iniziativa lanciata da Business Strategies su WeChat a partire dal 2 giugno. Si tratta di una nuova piattaforma e-commerce, Absolute Italy Lifestyle, con 15 aziende e circa 50 etichette inserite e realizzata in partnership con il principale gruppo editoriale di Shanghai, lo Shanghai Morning Post.
L’Italia ha chiuso il primo trimestre con vendite per oltre 45 milioni di euro e una quota di mercato che sale al 7%, grazie al boom dei vini fermi imbottigliati (+41%) che rappresentano l’87% del prodotto importato. Di questo passo, a fine anno il giro d’affari dell’Italian wine in Cina potrebbe superare i 200 milioni di euro contro i 120 milioni del 2016.
Intanto, in vetta, si fanno sempre più reali le prospettive di un sorpasso australiano al leader francese. I vini transalpini crescono dell’1,3% ma cedono 6 punti di market share, sceso così al 35,7% contro il 28,2% degli australiani in pieno exploit (+41,4%). Al terzo posto, davanti all’Italia, si posiziona il Cile che non approfitta dell’assenza di dazi e cresce soltanto del 16,7 percento.