La sfida per le aziende italiane a Prowein è riuscire ad aumentare lo spazio espositivo. La fiera del vino di scena in questi giorni a Düsseldorf fa segnare un nuovo record di espositori, oltre 6.600 provenienti da tutto il mondo, e risulta sempre più attrattiva per le realtà vitivinicole tricolori proprio per la sua formula totalmente trade oriented, complementare se vogliamo alla capacità del Vinitaly di essere un evento gioioso del vino, ma la concretezza tedesca piace agli espositori soprattutto se si traduce in ordinativi in arrivo dai mercati esteri.
Gli italiani vorrebbero ampliare gli stand ma essendo relegati in due soli padiglioni, il 15 e il 16, con il primo peraltro da condividere assieme ai produttori dell’Europa orientale e dei Balcani, ci sono poche possibilità di riuscire nell’intento. Il risultato è una partecipazione spesso condivisa con altri produttori sotto forma di consorzi legati alle denominazioni o tra aziende esportatrici. E se da un lato le aziende del vino made in Italy continuano a lodare la capacità tedesca nel garantire i servizi fieristici agli espositori, dall’altro iniziano a soffrire la carenza di spazi e la difficoltà nel condurre trattative con una certa clientela in tali ristrettezze. Il problema viene mitigato dal fatto che alcuni buyer internazionali, durante Prowein, si concentrano sulle aziende di altri Paesi per rinviare l’approccio con il vino italiano ai giorni di Vinitaly. Se tuttavia, come viene segnalato da più parti, la clientela nordeuropea riducesse la sua presenza a Verona per privilegiare Düsseldorf e fosse perciò costretta a visitare gli stand italiani solo in riva al Reno, il problema degli spazi diventerebbe difficile da gestire.
I giudizi raccolti sono perlopiù positivi, nonostante qualche inefficienza già osservata negli anni scorsi a Vinitaly e che questa volta, sorprendentemente, si è manifestata anche a Prowein. “La fiera inizia ad avere i suoi problemi di ricezione telefonica e anche di trasporti”, osserva Antonio Rallo (Donnafugata), presidente del Consorzio Doc Sicilia, “ma al di là di questo aspetto, qui molte piccole medie imprese siciliane e italiane hanno la possibilità di incontrare il mondo, con una notevole importanza per il mercato tedesco che resta tra quelli prioritari. In particolare, per quanto riguarda noi siciliani, il Nero D’Avola sta riscontrando grande diffusione nella ristorazione e tra gli scaffali di enoteche e grande distribuzione, a cui si somma la notevole crescita per il Grillo grazie all’evoluzione degli ultimi anni per questo nostro vino. Non dimentichiamo poi l’Etna, che in quanto vino vulcanico ha sempre un particolare fascino”.
“Prowein – aggiunge Vittorio Moretti, presidente del Consorzio Franciacorta – è una delle manifestazioni a più alto tasso di crescita e sta rosicchiando qualche spazio a Vinitaly. Si tratta di una fiera molto ordinata, e del resto è quel che si aspetta chi partecipa a una fiera in Germania: il target è professionale e qualificato. Le nostre aziende espongono perché hanno la possibilità di incontrare quella clientela scandinava, olandese e dei Paesi di lingua tedesca che qui viene più facilmente che a Verona”. Quanto alla Germania, Moretti afferma: “Si tratta di un mercato difficile per i vini di fascia alta e in particolare per le bollicine metodo classico come le nostre. Richiede tempo, e i nostri produttori devono adeguarsi e investire risorse. Come Consorzio abbiamo portato lo scorso anno, per la prima volta, il nostro Festival Franciacorta a Monaco di Baviera e quest’anno lo rifaremo, aggiungendo per i Paesi di lingua tedesca Vienna e probabilmente Zurigo, dove già siamo andati nel 2017”.