Il futuro delle relazioni commerciali tra Usa e Cina, nell’era di Donald Trump, potrebbe passare anche attraverso l’e-commerce del vino. L’incontro del 9 gennaio tra il neoeletto presidente americano e Jack Ma, fondatore di Alibaba, si è concluso con un sostanziale aut-aut degli Stati Uniti all’esponente del colosso delle vendite on line, in linea con quella che si profila come la condizione posta dagli esponenti del nuovo corso americano: se volete continuare a vendere, dovete anche acquistare.
“Nello specifico – ha spiegato Ma – abbiamo discusso per vedere come si possano sostenere le piccole imprese, specialmente nel Midwest degli Usa, affinché vendano i propri prodotti in Cina e nel sudest asiatico”. L’imprenditore cinese ha citato esplicitamente, tra i settori del made in Usa che intende spingere, l’abbigliamento, il vino e la frutta. L’intesa dovrebbe creare complessivamente un milione di posti di lavoro negli Stati Uniti.
Il settore vinicolo statunitense è eccessivamente legato al proprio mercato interno. Il giro d’affari dell’export nel 2015 è stato pari a 1,6 miliardi di dollari (+7,6% sul 2014), circa un terzo rispetto a quello dell’Italia, e la quota destinata alla Cina è appena il 3 percento. Nel paese mondiale più promettente per i consumi di vino, le produzioni statunitensi sono precedute da quelle francesi, australiane, cilene, spagnole e italiane. Un piano di sostegno delle vendite online andrebbe a beneficio non tanto del midwest, più legato a coltivazioni di cereali, quanto della California, dove viene prodotto il 90% del vino Usa, in zone come Napa Valley, Sonoma County e Los Carneros.
Nel piano di crescita del business con la Cina, a vantaggio dei produttori americani giocano alcuni fattori, tra cui gli investimenti effettuati da vip cinesi nei vini californiani. Il più celebre è quello del cestista Yao Ming, mito vivente dello sport consacrato in Nba, dal 2011 proprietario di una tenuta in Napa Valley. Questa ed altre considerazioni fanno pensare agli americani che la Cina possa essere un buon mercato di destinazione e che i cinesi, se vorranno continuare ad ‘avere’ in altri ambiti, qualcosa dovranno pur offrire in cambio…