Secondo player mondiale in valore nei vini in bottiglia e negli spumanti dietro la Francia, l’Italia non ha rivali nel business dei liquori, vermouth/amari e aceti, dove occupa la prima posizione assoluta tra i paesi esportatori.
L’importanza della filiera vitivinicola italiana è stata evidenziata da uno studio effettuato da Fondazione Edison per Federvini e presentato la scorsa settimana a Milano, dal quale si evince che nel 2015 l’industria del settore ha ottenuto il record storico delle esportazioni, per un controvalore di 7,3 miliardi di euro, con un saldo commerciale attivo di 5,8 miliardi.
Tra le regioni italiane svetta il Veneto, con oltre due miliardi di export, davanti a Piemonte (1,4 miliardi) e Lombardia, che grazie al contributo del settore liquori si posiziona terza con un miliardo, superando la Toscana (930 milioni). Il podio delle province esportatrici è formato nell’ordine da Verona, Cuneo e Treviso, che messe assieme valgono 2,3 miliardi di euro, pari a circa il 30% del totale. La concentrazione territoriale è confermata dalla sommatoria delle prime dieci province italiane, da cui deriva il 60% dell’export totale. L’industria dei vini e delle bevande alcoliche rappresenta il principale settore dell’export per le province di Trento, Siena e Asti.
“La filiera del vino è una bandiera del made in Italy che ogni anno sta dimostrando di saper fare passi in avanti enormi in termini di qualità e innovazione” dichiara in una nota Marco Fortis, direttore della Fondazione Edison e docente all’Università Cattolica di Milano. “Le previsioni per la vendemmia di quest’anno sono veramente ottime – aggiunge Sandro Boscaini, presidente Federvini – e di conseguenza le aspettative sul mercato sono buone ed in crescita rispetto all’anno precedente”.