Vendite e utili in discesa nominale nel primo semestre per Campari. Il gruppo milanese, leader nella produzione e distribuzione del beverage alcolico, ha chiuso i sei mesi con un calo dell’1,8% nei ricavi, pari a 743,9 milioni di euro, principalmente per effetto della svalutazione di pesos argentino (-38,5%) e real brasiliano (-20%) nel periodo considerato, a fronte di una crescita organica del 5%. Per quanto riguarda gli utili, la diminuzione è stata del 13,8% rispetto allo stesso periodo 2015 ed è interamente dovuta a rettifiche di oneri operativi, principalmente attribuibili ai costi dell’acquisizione di Société des Produits Marnier Lapostolle, proprietaria del brand Grand Marnier, chiusa lo scorso 29 giugno. La stessa operazione ha comportato il prevedibile aumento del debito netto, salito dagli 825,8 milioni di fine 2015 agli attuali 1.342,9 milioni di euro. Sono contemporaneamente migliorati gli indici della redditività, con il +6,3% dell’Ebitda (+9,1% la variazione organica), che raggiunge una percentuale del 23,1% sul fatturato, e con il +5,6% dell’Ebit (+7,9% organico), che sfiora il 20% sui ricavi.
La sofferenza è quindi concentrata nelle Americhe, da cui dipende il 40% dei ricavi complessivi del gruppo, che cede nominalmente l’8% ma ottiene, depurato dall’effetto cambi, un incremento reale del 3,2 percento. Gli Stati Uniti in particolare si rivelano in crescita (+8,6%) grazie alle performance degli aperitivi, con Aperol che fa segnare una crescita monstre del 74,2%, e del bourbon Wild Turkey. Nell’area Sud Europa, Medio Oriente e Africa la crescita è stata dello 0,6%, con l’Italia (27% del mercato totale) al +0,8% sempre grazie al business degli aperitivi (+12,4% il brand Campari e +6,6% Aperol). L’area Nord, Centro ed Est Europa cresce del 9,1%, mentre quella asiatica scende del 2,6% sempre per l’impatto dei cambi (in particolare per la svalutazione del dollaro australiano).
Tra i brand, i migliori nel primo semestre sono stati Aperol (+19,6%) e Campari (+9,5%), ma anche i rum giamaicani controllati dal gruppo, tra cui Appleton Estate, J.Wray e Wray&Nephew Overproof, hanno ottenuto una crescita organica high single digit (+7,9%). In positivo, infine, la vodka a marchio Skyy (+2,7%), Wild Turkey (+2,5%) e, tra i brand a livello regionale, Averna e Braulio (+28,8%). Tra i vini, perde quota Cinzano a causa della Germania e guadagnano oltre il 25% gli spumanti a marchio Riccadonna, grazie all’export in Francia, e Mondoro, che recupera posizioni in Russia.
In prospettiva, il CEO del gruppo Campari, Bob Kunze-Concewitz, conferma le previsioni di fine anno e la crescita dei marchi forti (aperitivi, whisky americano e rum giamaicani) grazie all’ulteriore rafforzamento delle attività di marketing. “Nella seconda parte dell’anno – dichiara in una nota – beneficeremo degli effetti positivi dell’integrazione di Grand Marnier”.